Home Primo piano Adesso l’arte inizia a mancarci davvero

Adesso l’arte inizia a mancarci davvero

by Samantha De Martin

“L’arte scuote dall’anima la polvere accumulata nella vita di tutti i giorni” scriveva Picasso.

E in questi giorni in cui la polvere ha già raggiunto il pertugio più intimo della nostra essenza, la frase del maestro non può che accrescere la rabbia.

Nel dibattito spossante, e straniante, su cenoni, spostamenti e settimane bianche, regioni a colori, simili a luci di un albero di Natale triste, nell’intermittente, incoerente avvicendarsi di regole e rimproveri (“accorrete nei centri commerciali aperti per sostenere negozi e ristoranti, ma non affollatevi”, una sorta di infantile “mamma ciccio mi tocca”), i musei mancano. Sprofondati nel calderone delle priorità, per l’esattezza sul fondo, un po’ maltrattati nel trambusto di divieti e coprifuoco.

Quando riapriranno gli unici luoghi nei quali, chiunque vi abbia messo piede negli ultimi mesi, si è ritrovato a girare da solo, senza incontrare, nemmeno per caso, un collega, in quei 20 minuti di visita, terribilmente pochi, ma piacevolmente intensi?

Almeno in quelle sale, dove, sebbene soli, si poteva godere del conforto spassionato di ninfe e di madonne, i controlli (che troppo spesso abbiamo visto latitare nelle strade e davanti ai locali dopo le 18) c’erano. E si facevano apprezzare, come anche l’attenzione rigorosa del personale di sala e dei curatori e direttori (coraggiosi) che lo scorso maggio avevano vissuto l’entusiasmo della ripartenza come una missione.

Ma forse tutto questo non è bastato. La temperatura corporea non si misura più nemmeno in libreria o nei supermercati, dove i beni di prima necessità rimpinguano i ventri sempre più gonfi di cibo da asporto e di inedia al tempo stesso.

Quando riapriranno i nostri rifugi, e insieme specchi, di quell’interiorità zittita dalla frenesia del mondo, dai brusii disturbanti di quell’universo social, croce e delizia del nostro tempo, lo stesso che in queste ore mantiene in vita l’arte, come mai avremmo immaginato? Tocca anche ringraziarli questi social, perché senza di essi sul mondo dei musei oggi sarebbe calato un silenzio sconfortante.

Così grazie a Facebook e Instagram l’arte si ingegna e si batte, affilando gli strali, per mantenere con il pubblico quel filo sottile che, dopo il lockdown, l’aveva riavvicinata ai più giovani, a quelle coppie (se ne sono viste tante nelle sale) che si sono intrattenute a lungo davanti al gesso di Amore e Psiche di Canova, in mostra a Palazzo Braschi, di fronte alla purezza rigenerante dei marmi Torlonia o all’ironia pungente di un Banksy.

In alcuni casi, i prodigi del digitale hanno persino superato (purtroppo o per fortuna) l’immanente. Con percorsi espositivi che, prima ancora di mostrarsi ai visitatori in sala si sono concessi al web spoilerando chicche e allestimenti. Sui canali social del Mart di Rovereto, dove lo show di velluti e taffettà orchestrato da Giovanni Boldini cede a videointerviste, playlist, pillole, storie e curiosità sul percorso espositivo, l’anticipazione accresce il desiderio. A Palazzo Barberini la Cananea di Mattia Preti, da poco restaurata, freme in attesa di raccontarsi al visitatore. A Bologna, il Polittico Griffoni, ricongiuntosi nelle sue sedici tavole a Palazzo Fava dopo 300 anni, e al centro di un’importante mostra che si avvale di prestiti internazionali, rischia di lasciare la città per non mostrarsi mai più, così bello e tutto intero, al suo pubblico.

Quando torneremo a farci stringere il cuore di fronte a Caravaggio? Per fortuna grazie alle chiese aperte, come San Luigi dei Francesi, un’opera “da novanta” del Merisi romano è salva, cioè visibile. Come direbbe un agnostico, un Caravaggio val bene una visita in chiesa. Gli orari di apertura sono disponibili sul sito ufficiale.

Quando ripartiranno i musei?

Anche loro, come i cinema, i teatri, le discoteche, le palestre, le sale da bingo dovranno aspettare.

Forse domani lo sapremo. Ci rattristeremo ancora, o forse gioiremo un’altra volta.

I morti sono tanti, troppi, è vero. Ma per dirla con Jung “La nostra psiche è costituita in armonia con la struttura dell’universo, e ciò che accade nel macrocosmo accade egualmente negli infinitesimi e più soggettivi recessi dell’anima”.

E quest’anima, adesso più che mai, ha bisogno dell’affetto e dell’abbraccio, l’unico al momento possibile, della sua devota madre.

Ti potrebbe interessare anche...

Questo sito utilizza cookies per migliorare la tua esperienza di navigazione. Accetta Approfondisci

Privacy & Cookies Policy