Home Viaggiare Tra i bisbigli del Piccolo museo del diario, una pagina di storia scritta “dal basso”

Tra i bisbigli del Piccolo museo del diario, una pagina di storia scritta “dal basso”

by Samantha De Martin

Sussurri. E la storia. Bastano tre sale per racchiudere un mondo, un universo che sa di polvere e trincea, di Ulisse sconosciuti, di emigranti e contadini, soldati, giocolieri di parole, protagonisti di storie semplici “scritte dal basso”, prima di una fucilazione o semplicemente all’alba di una partenza.

In questo piccolo scrigno – concepito come un percorso multisensoriale e interattivo nato per raccontare l’Archivio Diaristico Nazionale di Pieve Santo Stefano e le preziose testimonianze autobiografiche che conserva – memorie, lettere e diari cuciono una pagina di storia che scatena nel visitatore un’emozione intensa.

Entriamo nel Piccolo museo del diario in punta di piedi. Siamo a Pieve Santo Stefano, dove il Tevere ha da poco cominciato il suo percorso e i suoi umori appaiono ancora limpidi, tanto da scorgerne il fondale. A dieci minuti d’auto da qui la Resurrezione di Piero della Francesca, conservata al Museo Civico di Sansepolcro, si fa guardare. E guardare ancora. Anche di notte, visto che una vetrata della sala che accoglie l’affresco sporge sulla strada.

Torniamo tra le piccole stanze del Museo del Diario, dove i bisbigli che si ascoltano entrando rappresentano quel “fruscio degli altri” di cui amava parlare Saverio Tutino, fondatore dell’Archivio dei diari, quando, nel 1984, cominciò a raccogliere queste memorie divenute oggi – letteralmente – le pareti del Piccolo museo del Diario a lui dedicato.

Una storia in un cassetto. Piccolo museo del diario. Foto: Samantha De Martin

È una mattina soleggiata di febbraio e, in un museo tutto per noi, il fruscio che ci avvolge catapultandoci in un percorso intimo, scalda il cuore.

Apriamo un cassetto con un po’ di timidezza e una voce inizia a raccontare una vita, un pezzetto di storia italiana.

Ci camminiamo in mezzo. Per frugare idealmente tra alcune delle 8mila storie conservate nell’Archivio basta aprire i cassetti. E allora si innalzano voci e racconti e suoni, provenienti da lingue sconosciute, lontane, eppure così vicine in questo cantuccio di sole tre stanze.

In questi “confessionali fatti di sussurri e mormorii” incontriamo il Lenzuolo della contadina Clelia Marchi dove la vedova, a metà degli anni Novanta, ha scritto una sorta di autobiografia, raccontando il lavoro nei campi e il grande amore per il suo Anteo, con le righe, numerate una ad una, per non perdere il filo leggendo.

Il lenzuolo di Clelia. Piccolo museo del diario. Foto: Samantha De Martin

“Le lenzuola non le posso più consumare col marito e allora ho pensato di adoperarle per scrivere” diceva Clelia.

Le ultime parole di un soldato che, poco prima di essere giustiziato, ha affidato frasi d’amore per la madre e la fidanzata a un pezzo di carta ben nascosto nel colletto della camicia, uscita dal suo carcere tra la biancheria sporca e arrivata alla madre, ci impietriscono.

Recuperiamo il respiro ascoltando la voce di Tommaso Bordonaro, emigrato dai mille mestieri, negli Stati Uniti verso la seconda metà del Novecento. Nella sua “spartenza” si intravede il dramma del distacco, ma anche la speranza di un futuro nuovo.

Ancora qualche passo. Eccoci di fronte alla scrivania di Rabito, il contadino ragusano semi analfabeta che impara a dattiloscrivere per raccontarci la sua storia con l’inseparabile Olivetti.

La scrivania di Rabito. Piccolo museo del diario. Foto: Samantha De Martin

Pieve Santo Stefano, la città del diario

All’ingresso di Pieve Santo Stefano c’è un cartello con scritto “Città del diario”. Ed in effetti il gioiello di questo piccolo centro della Valtiberina è il piccolo museo con sede nel Palazzo Pretorio.

Quando l’attore e regista Mario Perrotta è entrato in Archivio per la prima volta, ha pensato che fosse un po’ azzardato accostare – come l’ordinamento alfabetico imponeva – un partigiano vicino a un fascista, una suora a una prostituta. A settembre 2009 usciva per Terre di Mezzo Il paese dei diari.

Il libro di Perrotta è la principale fonte di ispirazione per i dotdotdot lo studio multidisciplinare di design che ha curato (con grande gusto) la progettazione del Piccolo museo del diario, armonizzando la memoria a una tecnologia fatta di luci, suoni, sensori, microcontroller, proiettori, computer.

Salutiamo Pieve, per raggiungere il silenzioso borgo di Anghiari, teatro della battaglia combattuta il 29 giugno nel 1440 tra i Fiorentini e i Milanesi.

Leonardo da Vinci la rappresentò tra il 1503 e il 1504 su una pittura murale commissionata per il Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio a Firenze, ma a causa dell’inadeguatezza della tecnica, il dipinto subì diversi danni.

Le mura duecentesche sembrano avvolgere il paese in un abbraccio rassicurante.

Percorriamo la ripida “ruga” che attraversa il borgo come una carezza per interrompersi tra piazzette, vicoli stretti, botteghe antiquarie e scorci da cartolina.

Una bottega ad Anghiari. Foto: Samantha De Martin

C’è il tempo per un boccone da Alighiero prima di ripartire alla volta di Borgo San Sepolcro.

Borgo Sansepolcro

La tradizione attribuisce la costruzione di questo borgo ai Santi pellegrini, Arcano ed Egidio che, di ritorno dalla Terra Santa, si fermarono in questa valle nella quale decisero di costruire una piccola cappella destinata ad accogliere le Sacre Reliquie. Intorno a questo primo oratorio sarebbe nata un’antica abbazia benedettina, oggi cattedrale dedicata a San Giovanni, e tutt’intorno il Borgo che, negli annali del Comune gli storici chiamarono “novella Gerusalemme”.

Un saluto alla Resurrezione di Piero della Francesca, che ha ritrovato i suoi colori dopo il restauro di tre anni fa, e alle signore intente a lavorare al merletto a fuselli.

Piero della Francesca, Resurrezione, 1450-1463, affresco, Sansepolcro, Museo Civico

“Non è difficile” assicurano. Ma a noi non sembra.

Sansepolcro e la tradizione del merletto. Foto: Samantha De Martin

Sansepolcro vanta un’antica e apprezzata a tradizione dedicata al merletto che trova la sua anima internazionale, nel mese di settembre, nella Biennale Internazionale del Merletto.

Il vento ci consegna un sussurro. Viene dal Museo del Diario. Le sue storie ci raggiungono.

Con il pretesto dei viaggi di prossimità, in questa estate sfiancata dall’emergenza Covid-19, ci ritorneremo. E siamo sicuri, sarà di nuovo un bellissimo incontro.

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